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Non serviam!

novembre 29, 2011

Lo sforzo mirabile che sta compiendo FN per portare a sé movimenti e gruppi  a lei affini o omologhi è un tentativo di comprensione e di attrazione la cui necessità era ormai urgente ed improrogabile.

Forse non si riuscirà ad arginare definitivamente quella tendenza nefasta al ducismo farsesco “che infiniti lutti addusse” alla nostra area politica, ma è certo che si sta tracciando con chiarezza, almeno nella teoria(ma non è determinazione di poco conto!) una via che appare l’unica percorribile a chiunque sia dotato di un livello minimo di attività cerebrale e di una lungimiranza politica che sopravanzi la settimana.

FN ha compiuto il miracolo di esistere, di darsi una struttura e, malgrado la censura di tipo sovietico,una visibilità, riuscendo ad essere e a rimanere l’unico movimento politico d’area insensibile al soldo berlusconiano: un lavoro decennale che va riconosciuto, tesaurizzato e ad un tempo aperto e difeso  verso  critiche e valutazioni che si devono saper accettare, vagliandole con prudenza.

Ad esempio, la mancanza di rigida concertazione a livello centrale ritenuta un handicap, è in realtà ANCHE una opportunità sontuosa:la possibilità di muoversi ed agire a livello locale con libertà, riuscendo così ad interpretare le necessità specifiche che, da lontano, sarebbero o invisibili o equivocabili.

La libertà è ovviamente una possibilità per i capaci ed un ostacolo per gli inetti: è così che si effettua  una selezione validissima perchè naturale e fisiologica.

I tentativi, sempre in corso d’opera, di creare ex novo gruppi politici a vocazione condominiale sono una inutile e dannosa dispersione di energia  che andrebbe canalizzata nel perfezionamento dell’esistente e non nel nutrimento  infruttuoso del proprio mega io.

 Il divide et impera sul quale s’affannano da sempre gli Stati di ogni continente ed ispirazione è, nei confronti dei  cultori del lillipuziano che affollano la nostra area, assolutamente superfluo, come la mitraglia sul kamikaze.

Proprio da noi dove si dovrebbero coltivare il senso della gerarchia, la fedeltà, il riconoscimento dei propri limiti, il disinteresse, il sacrificio, proprio qui ribollono continuamente  velleitari tentativi di imporre la propria, magari anche pregevole individualità, di ricercare nel ristretto gruppuscolo di amici e consanguinei, la soluzione geniale, il colpo da maestro, l’intuizione fulminante e risolutiva.

Si percorre la strada opposta  a quella che si dovrebbe, ignorando maliziosamente quel “ich diene” che i principi tedeschi scolpivano sul trono: un “io servo” che non è mai stato il motto dei mercenari, ma dei signori, gregari o principi che fossero.

Andrebbe ripetuto quotidianamente e con tenacia monacale ricordando che “ Non serviam!” urlò il Superbo…e cadde!                   

                          Irma Trombetta Marzuoli

 

Niente di politico.

novembre 29, 2011

Rimarrà sicuramente deluso chi, in questo nostro sfogo, cerchi la  vena polemica o il veleno politico.

Non abbiamo, nei riguardi degli amministratori( la parola “politico” ha una nobiltà che non s’addice a questi nostri giorni ) della cosa pubblica orvietana, alcuna acrimonia.

Anzi, alla nostra ripulsa, la politica è del tutto estranea.

Si tratta piuttosto di un disgusto epidermico o più precisamente  di una nausea gastroenterica, di una questione certo più fisica che “sentimentale”, più viscerale che ideologica.

E’ un raccapriccio istintivo, un rifiuto spontaneo, quasi involontario perché, come la politica, nemmeno la volontà, qui, c’entra qualcosa.

Dei Cimicchi, dei Mocio, delle stelle e delle trappole  e del loro contorno di quasi candidati, portaborse e perdiportafogli conosciamo il minimo indispensabile per desiderare di non risentirne parlare nei prossimi secoli; della loro vita privata, nulla.

Non di questo vogliamo parlare; non con loro intendiamo polemizzare.

Potremmo tranquillamente sostituire i loro nomi con quelli di esponenti della parte che è, solo apparentemente, avversa.

Lo facciamo sistematicamente, godendo della libertà di chi non ha alcuna reticenza, non avendo alcun padrone.

Noi di FN la politichetta non  l’abbiamo  rigettata, l’abbiamo scavalcata  e, con lei, le marachelle, più o meno infami, dei nostri amministratori destrorsi o sinistrorsi che siano.

E’ una libertà che rende lucidi piuttosto che euforici e che ci svincola anche da qualsiasi personalismo.

Non riconosciamo né in Cimicchi né in Trappolino  i piccioni da impallinare; non ce ne importa niente delle loro carrierucce politiche e poco delle “colpe” che vengono loro imputate.

Ce ne importa però dello stile o meglio dell’impudicizia di una classe”dirigente” che, perso ogni riferimento superiore, ha smarrito pure il senso della misura e del ridicolo.

Non è livore il nostro, ma il suo contrario!

E’ compatimento per   generazioni di amministratori che, avendo sbavato per anni, pretendono oggi di fare i maestri di tavola.

Con costoro non sappiamo nemmeno più arrabbiarci: prevale la mestizia per gente che, in ogni posizione, sia nazionale che regionale, provinciale o comunale,  quando ha lo scettro in mano fa disastri  e quando non lo ha più, detta norme di buongoverno.

Gente terrorizzata dalla paura di scomparire dalla scena che, pur di mantenere un posticino non al sole, ma almeno in penombra, si umilia in dichiarazioni insieme spassose e tragiche.

E’ sorprendente constatare che ci sia ancora qualcuno che li stia a sentire senza ridere, a Piazza San Giovanni a Roma, come in Parlamento, come nelle tribune dei giornali locali: uno più volgare dell’altro, uno più patetico e meschino dell’altro!

Siamo tutto fuorchè dei nostalgici…e però certe volte il rammarico riemerge: ma proprio in quest’epoca di nanetti biliosi dovevamo capitare?

Irma T.M.

 

A Yukio Mishima

novembre 27, 2011

(ASI) Petrarca affermava che “Un bel morir, tutta la vita onora”. Infatti l’uomo che sa morire non è mai schiavo. Questa sottile massima assume un immenso valore quando la morte non va intesa semplicemente come la perdita della vita. Ma l’esperienza terrena è qualcosa di più elevato e nobile . Un’azione verticale per riassaporare la dimensione dell’alto.

 Infatti quando si perde l’onore, la dignità, la fierezza, l’onestà, la lealtà,il coraggio, la libertà e la virilità spirituale si uccide millimetro dopo millimetro le parti migliori di noi stessi. Si cammina imbaculi e disorientati verso il progressivo abbrutimento e veloce declino antropologico.

Oggi nell’epoca della materialismo più bieco : “Quel che non perdono al mio tempo è di avere costruito l’alibi della propria viltà diffamando gli eroi” scriveva Adriano Romualdi.

Io, quando sento parlare di Eroi, sono vinto dalla forte emozione. Nutro grande ammirazione per chi sa offrire se stesso per il bene degli altri. Quindi, sento il dovere nel 41° anniversario della morte di Yukio Mishima , di celebrare l’esempio di questo straordinario uomo libero che è vissuto all’insegna della tradizione. Un eroe d’altri tempi che ha tentato di far ritornare grande e al suo antico splendore il Giappone.

Inoltre il motivo per cui lo voglio commemorare si riassume in un’antica quanto significativa frase nipponica: “Hana wa sakuragi hito wa bushi” , la cui traduzione in italiano è la seguente: “Come tra i fiori il ciliegio, tra gli uomini il Samurai”. E come un samurai del ventesimo secolo lo scrittore-poeta -patriota del Sol Levante è morto. Non fosse altro perché attraverso l’esperienza mistica del seppuku l’uomo si unisce con la “Verità ultima” della propria esistenza e dell’intera realtà cosmica.

A Mishima va tributato il giusto onore, il grande rispetto anche perché va fiero ed orgoglioso della sua identità e delle sue radici. Perché ama profondamente la terra dei suoi padri.

Infatti lui dichiarava: “Non posso continuare a nutrire speranze per il Giappone futuro. Ogni giorno si acuisce in me la certezza che, se nulla cambierà, il “Giappone” è destinato a scomparire. Al suo posto rimarrà, in un lembo dell’Asia estremo-orientale, un grande paese produttore, inorganico, vuoto, neutrale e neutro, prospero e cauto. Con quanti ritengono che questo sia tollerabile, io non intendo parlare”; queste parole, segno della volontà di un uomo non disposto a piegarsi al tentativo livellatore dei vincitori che mira grazie alle abitudini di stile americano che si sono ovunque diffuse” ad eliminare ogni specificità nazionale, oltre a fornirci l’impressione di vivere in un tempo dove la vasta libertà e gli estesi diritti individuali mascherano il vero volto di un’epoca più oscurantista di altre, devono porsi quale giusto monito per quanti hanno la consapevolezza e una corretta visione della propria storia.

Da ciò deriva il sorgere nel suo animo delle tendenze anti-moderniste e anti-americane mentre cresce in lui la volontà di affermare la riscoperta delle antiche radici spirituali del Giappone.

Per questo fonda i Tate-no-Kai (La Società degli Scudi) che può esser considerato, in sostanza, come l’ultimo tentativo di Yukio Mishima di infondere nuovamente nel Giappone il suo antico spirito guerriero dando dimostrazione pratica di quanto nel corso degli anni aveva tentato di trasmettere attraverso le sue opere letterarie e le rappresentazioni teatrali delle sue compagnie. Nel 1970, infatti, fedele alla sua immagine di eroe romantico: “ Il sapere senza l’azione è osceno”, decise di fornire un epilogo tragico, per altri versi eroico, alla sua esistenza perseguendo la strada della morte più onorevole, come descritto nell’Hagakure, come monito per il Giappone moderno ormai avviato sulla strada della decadenza.

Un tentativo estremo che vede attraverso il rituale del seppuku, il sacrificio della sua vita per risvegliare le coscienze, la fierezza, lo spirito nipponico. La speranza è che riviva quell’antico spirito giapponese al cui vertice c’è l’imperatore e che grazie alle sue tradizioni e combattività, darà nuova dignità al popolo della Yamato, alla nazione sconfitta e umiliata nella Seconda Guerra Mondiale.

E’ evidente che per poter comprende lo spessore spirituale di Yukio Mishima il gesto rituale dell’ harakiri (il taglio all’addome secondo la tradizione dei samurai ), necessita, uscire repentinamente dagli schemi e logiche tipicamente occidentali. Si deve spezzare ogni vincolo con la quotidianità incolore e la vita senza sussulti emotivi. Svincolarsi dalla psicologia produttivistica e la razionalità positivista . Allontanarsi da tutte quelle mode consumistiche su cui si basa il materialismo imperante. Disvalori che privano gli esseri umani del libero arbitrio, della dignità, dell’onore, della dimensione del sacro e del profumo della vetta.

Per cui, occorre fare un viaggio senza confini e meta-temporale, oltre gli spazi ristretti e limitanti ed arrivare ovunque ci sia una visione del mondo spirituale. Si approdi alla Patria comune, in una civiltà in cui cultura è: mito, sapienza, identità, antiche radici, saggezza dei popoli – in una parola semplice ma eloquente- il mondo sublime della Tradizione.

Ecco da queste essenziali basi che si deve iniziare e poiché diventa lessico spirituale comune, allora subito viene alla mente ciò che l’occidente (tramonto) ha splendidamente vissuto e ora ha smarrito, ma non cancellato dalla sua memoria sottile: l’archetipo del monaco e del guerriero. Mishima è la trasposizione di ciò che in occidente ha rappresentato il cavaliere che si erge dalla terra ed ha un legame con la sua spada. Che segue attraverso la guerra interiore ed esteriore il suo percorso spirituale di realizzazione.

Chi non ricorda Cesare,Mago Merlino,Gandalf, Alce Nero,Geronimo, Berto Ricci, Massud e tanti altri, anche anonimi, esempi, ma che vissero nel nome dell’impersonalità attiva. L’opera è più importante dei suoi protagonisti che la realizzano.

Uomini la cui sostanza è rigore con sé stessi, coraggio, cameratismo, lealtà, forza ed energia sottile, amore per la propria comunità umana . Uomini forgiati da sani e sacri principi e da valori spirituali che rappresentano ieraticamente l’ordine cosmico.

Questa è l’alternativa antropologica che combatte le bassezze che ci abitano e lo farà sempre contro ogni forma d’appiattimento borghese e l’egoismo degli uomini.

La tradizione è la silenziosa armonia che è in grado di unire oriente ed occidente che colma la distanza fra gli uomini e gli uomini, fra l’uomo e Dio.

Per questo Yukio Mishima nell’incarnazione dello spirito guerriero della tradizione nipponica è patrimonio comune della Tradizione, che sebbene nella forma può diversificarsi, nella sostanza è e rimane sempre una.

Quindi il suo gesto risveglia in noi anche le radici antiche, ci ricorda che siamo figli di Platone, di Roma, della Chanson de Gesti, di Orlando, di Re Artù, del mondo delle tradizioni e della saggezza e civiltà dei popoli .

E non della Coca Cola, o del supermercato globale.

Perciò: “Quel che importa non é morire più presto o più tardi, ma importa morire bene o male, ma morire bene é fuggire il pericolo di vivere male” (Seneca). Non pretendo che questa mistica sia capita, ciò che pretendo per gli eroi è il rispetto.

Fonte: www.agenziastampaitalia.it

Fn Terni. Video

novembre 27, 2011

Umbria: la situazione dopo 60 anni di dominio rosso.

novembre 27, 2011

La situazione sociale in Umbria è disastrosa,

senza esagerazioni e senza retorica.

La famiglia umbra è costituita da 2,6 persone(quella degli immigrati nella regione da 6 persone): una natalità bassissima se si pensa che il 15% dei nati è figlio di stranieri.

Una regione senza nascite che si  permette 2300 aborti l’anno!

Ma un dato alto c’è: 7,1% di suicidi contro il 5,6% nazionale.

Abbiamo creato una società di anziani soli e di famiglie disgregate: in dieci anni aumentati del 40% i divorzi nella regione.

Cosa aspettarsi da un mondo che ci vuole indipendenti, soli come cani, ma indipendenti?

Soluzione per il drogato umbro?

Se non è residente gli danno un foglietto in cui si scrive che non deve più ritornare nella città nella quale è stato ’pizzicato’, altrimenti gli si propone di prendere il Narcan (altra droga!).

In Umbria si cominica a bere a dieci anni(rileggere…non avete capito male!); nel resto d’Italia a 11.

In Umbria c’è il record di morti per droga.

Complimenti!

Deficienza o connivenza?

novembre 27, 2011

Uomo della grande finanza:

BCE

Trilateral

Gruppo Bildenberg

Goldman Sachs…

72.000 euro al mese!

72.000 euro al mese!

72.000 euro al mese!

La sinistra e il popolo VIOLA esultano!!!

DEFICIENZA O CONNIVENZA?

Orvieto (TR): breve e divertita descrizione dei padroni rossi.

novembre 26, 2011

Cimicchi e  Stella  invadono i giornali locali con osservazioni francamente fuoriluogo ed esternazioni sgradevolissime: è l‘alitosi della politica locale.

Il primo sparla e la seconda gli fa eco, ma a voler essere onesti, a voler scartavetrare accuratamente la scorza di entrambi, i due non potrebbero essere più diversi.

Lui, con le sue ruvidezze da zappatore prestato alla politica è un’amalgama riuscita, un ibrido  a suo modo interessante tra il comunistaccio vecchio stampo, del quale ha senza dubbio il physique du role e l ‘ambizioso funzionario di partito che supplisce con la  scaltrezza a lac(g)une culturali oltremodo estese; un Peppone più alto e meno ingenuo dell’originale che non parla mai per aprir bocca anche quando così sembrerebbe; uno col retropensiero fisso e costante e la delicatezza di un caterpillar in marcia.

Provate a contrastarlo, a mettervi davanti e vi accorgerete che lui al caterpillar ha smontato i freni.

Piaccia o no ( a noi NO) Cimicchi uno stile lo ha; Cimicchi è riconoscibile.

Loriana Stella no!

Sempre un po’ approssimativa nella parola, laddove lui appare disinvoltamente sgrammaticato e spavaldamente dialettale, la signora si presenta dimessa anche nel look, anonimo e cheap di contro ad un Cimicchi aggressivo e scamiciato.

Lei la vedresti bene nel ruolo della maestra, meno accomodante di come appare, ma essenzialmente buona e premurosa.

Se fossimo nel “rutilante” mondo della pubblicità diremmo che Loriana Stella sta alla Pepsi come Cimicchi alla Coca Cola o, se preferite Cimicchi alla Simmenthal

come Stella alla Manzotin (ci perdoni soprattutto la signora l’accostamente inelegante).

 

Né la Pepsi né la Manzotin hanno una connotazione tanto netta ed inconfondibile quanto quella dei loro diretti competitors.

E’ per questo, più che per le loro qualità intrinseche, che non l’hanno mai spuntata.

Oggi, a venir  a galla,  solo debiti, vecchi e nuovi, celati o palesi, inefficienza cronicizzata, nepotismo degenerativo in stato avanzato. Poco altro.

Il know how cimicchiesco è passato, tale e quale, nelle mani di Mocio il quale s’è dimostrato un esecutore fedele.

Lo smagliante ex-ex sindaco ricco di cotanto curriculum ritiene di essere abilitato, honoris causa, all’insegnamento e dunque pontifica ex cathedra, motteggiando e sdottoreggiando insaziabile,  di buona amministrazione.

Destinatario il povero Concina cui non perdona proprio una certa disponibilità alla battuta, anche salace e la settimana bianca d’elite (perché le vacanze PD/rifondarole, con aereo di Stato, nei resort  più esclusivi o in barca a vela sarebbero proletarie?).

ll sindaco PDL, semiaffogato di cambiali non sue, deve coltivarne di pazienza per sopportare la paternale dello sfasciacomuni in formato salvatore della Patria; sui giornali dissimula  a tuttodente, ma deve averlo proprio sul gozzo quel saccentissimo accumuladebiti.

Ha torto?

Cimicchi prima e Mocio poi, omettendo gli altri, gli hanno rifilato  un cadavere; pretendere di dar lezioni di resurrezione, pare francamente eccessivo;

 

 

 

 

riciclarsi come professori di gestioni virtuose

e di probe amministrazioni

 

 

 

 

fa ridere  da scuotere la rupe.

Parrano (TR): come fare una piscina termale e tenerla chiusa!

novembre 26, 2011

Non sappiamo se siamo l’unico paese in Italia che riesce a sfasare totalmente i tempi di apertura e chiusura di un’attività turistica, ma è certo che la vicenda delle terme di Parrano e della loro gestione è paradigmatica del modo nel quale non si dovrebbe gestire una pubblica risorsa.

Una piscina termale con un interessante parco attorno che rimane fruibile solo due mesi, Luglio e Agosto, cioè esattamente nei periodi meno favorevoli al turismo termale è come un impianto sciistico che venga aperto solo 60 giorni, tra Aprile e Maggio!

Abbiamo avuto modo di constatare che molte persone, avendo letto in rete o comunque avendo saputo delle terme, chiedono di poterne usufruire.

Molte di loro hanno visto il sito: basta andare su www.parrano.org e leggerete meraviglie sull’acqua di Parrano(iniziative promosse da enti, splendido sito descrittivo del parco e tanto altro), ma quando costoro , incuriositi, vengono a visitarlo si trovano difronte al nulla: una piscina desolatamente vuota, una struttura in legno chiusa e un bar dismesso.

Ci era stato detto dal sindaco che il parco e la piscina nascevano per essere qualcosa di molto diverso dalle pur belle piscine ricreative presenti nella zona e dedicate al turismo estivo; si sarebbe dovuto trattare, spiegava Gino Mechelli in consiglio comunale, di un parco termale accessibile per passeggiate, escursioni ecc.

Per ora si tratta di un prefabbricato  chiuso e di una piscina senza acqua.

Se questo è il modo di incoraggiare il turismo, non lamentiamoci che Orvieto e l’alto orvietano abbiano registrato record negativi di presenze.

Valeva la pena di spendere tanti soldi e tanta energia per un risultato del genere o sarebbe stato meglio aprire quando lo si poteva fare con una proposta turistica seria ed appetibile? 

E’ intelligente solleticare l’interesse e poi deluderlo? 

Bisognerebbe capire che un turista deluso è un turista che non tornerà mai più e che farà una pessima pubblicità.

Non esattamente quello di cui questa zona ha bisogno!

 

Rabbia MONTante

novembre 26, 2011

E’ morta la decenza.

E’ stata seppellita ieri per mano di un comunista mai pentito, certo Giorgio Napolitano.

A consegnarci, mani e piedi legati col fil di ferro delle minacce, ad un distinto signore  dell’alta finanza, presidente, l’anno passato, della Trilateral Commission, il suddetto comunista e la cricca di Montecitorio con la complicità di un popolo  ormai indegno di chiamarsi tale.

I banchieri d’Europa, i padroni del mondo, ci hanno non solo conquistato, ma umiliato; impietosi e arroganti come soldati  difronte ad una espugnazione troppo facile e ad avversari troppo deboli o, per esser precisi, imbelli.

Non meritavamo certo l’onore delle armi perché mai abbiamo combattutto, anzi….

Alcuni dei nostri compatrioti senza cuore, senza cervello e senza anima, con gioia incosciente e demenziale, erano, ieri, davanti Montecitorio, ad inneggiare al conquistatore che finalmente lascia il backstage e si appalesa.

Gli altri a casa, imbottiti di inettitudine e balordaggine.

Al nuovo padrone, applausi a scroscio …lo facciamo da secoli e non ce ne stupiamo oggi, ma è proprio oggi che l’ombra che ci sovrasta pare più cupa, più tetra, più terribile.

Sono gli stessi dell’Europa senza Cristo, quelli che  irrompono sulla scena; sono i paladini occulti della pianificazione familiare e delle lobby gay che, con l’arroganza di chi non teme più niente e nessuno, mostrano la faccia; sono coloro che hanno annientato le sovranità nazionali e che hanno guidato il vecchio continente  verso un deserto morale che, forse, sarà la sua tomba definitiva.

Ci disprezzano, questi signori, perché  troppo facilmente ci hanno comprato.

Ciò che i loro compari statunitensi permisero addirittura all’Irak invaso, a noi non è stato consentito: ci è stata persino negata  la sceneggiata di elezioni farsa.

Un paravento si concede anche a una puttana….all’Italia NO!

Hanno l’occhio allenato loro e, chapeau!, ci hanno magistralmente valutato per quel che siamo!

Irma T.M.

Trafomec

novembre 26, 2011

C’era una volta l’industria italiana e c’erano gli industriali: gente dall’assetto gagliardo, col cervello muscoloso e un’idea fissa in testa da realizzarsi  fosse costata l’osso del collo.

C’era una volta e non c’è più.

In un arco di tempo brevissimo,è andato perduto il patrimonio genetico di quel tipo di uomini e di imprenditori.

Nemmeno i Ris sono in grado di scovarne la più lieve traccia.

Forse erano alieni.

Oggi, spariti gli alieni, sono comparsi i  fighetti/volpini, una specie inesistente in natura, ma presentissima in Borsa che, quando si dà all’imprenditoria, ci mette all’incirca lo stesso cuore col quale Erika si occupava della famiglia.

Mica gente squinternata, s’intenda bene, ma gente a cui piace far soldi, tanti, in fretta e furia, sudando forte solo al telefonino e lavorando sempre di contatti altolocati.

Ne sappiamo qualcosa pure dalle nostre parti!

A Fabro, mica tanti anni fa,  planò un self made man, certo Gabrio Caraffini, con una gran voglia di far del bene, malgrado un curriculum non proprio da Madre Teresa.

Era roba seria e si sorvolò: la Trafomec che progetta e produce commutatori energetici, marciava all’inizio come una locomotiva in discesa: 500 operai, un fatturato ottimo e d’ ottimo andamento!Crescita pari  a un tasso composto annuo (CAGR ) del 25% e che passò, dal 2005 al 2007, da € 42,3 milioni a € 66,1 milioni. Insomma, tolto il Caraffini, sembrava un’impresuccia coi fiocchi.

Poi arrivò il Luglio del 2007 e comparve all’ orizzonte il giovane Cimino, elegante e chiomato, bocconiano quanto basta per non resistere alle sirene della alta(!) finanza.

In men che non si dica ce la fa! Crea Cape live e acquisisce il 99 % delle azioni della Trafomec.

Con Cimino ci sono pure i francesi(Cape Natixis Due (CN2)), non esattamente dei romantici.

Cimino, partito alto (è lui che si riproponeva l’acquisto della Fiat di Termini Imerese) finisce addirittura agli arresti domiciliari a causa delle imprese spericolate della Cape Live.

La palla passò di colpo a Stefano Tombetti per un rilancio che purtroppo è stato così corto da esser finito dritto sui piedi dei lavoratori.

E fece un gran male!

Oggi la Trafomec sopravvive tra banche in fuga, sindacati zoppi, francesi potatori(più di personale che di guai) e contribuenti italiani che, come somari da soma, continuano a pagare(leggi:cassintegrazione) una crisi i cui responsabili, nel gioco all’occultamento delle scatole cinesi, usciranno puliti, stirati e firmati….pronti per una nuova avventura!!!

Irma T.M.