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Dalla Valle di Susa..

ottobre 14, 2012

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Leggo sempre piu’ frequentemente informazioni errate riguardanti la costruzione del cantiere Tav in Valle di Susa. Sono Valsusina Doc e difendo con le unghie e con i denti la mia terra, a cui sono orgogliosa di appartenere da generazioni. Prima di tutto pero’…sono Italiana. Vorrei spiegare i motivi del nostro No alla realizzazione di quest’opera, con parole mie, da semplice cittadina pur sciorinando qualche dato tecnico per entrare nello specifico della questione.
Molto spesso ci sentiamo etichettare come “contadini ignoranti” e che ci meritiamo di viaggiare ancora con carretto ed asinello. Ci sorrido, un sorriso un po’ amaro di fronte al giudizio affrettato di una “un thinking society”, vale a dire un’accozzaglia di valutazioni e reazioni emotive governate da un’errata valutazione delle informazioni che ci vengono quotidianamente propinate dai mass-media.
Non mi stancherò mai di invitare le persone ad approfondire le notizie che vengono divulgate dai Tg nazionali, spesso fautori di un terrorismo mediatico di cui siamo vittime passive.
Dunque…perchè sono una No Tav?
Semplice….
«Il progetto non genera danni ambientali diretti e indiretti». È quanto enuncia Palazzo Chigi nei 14 punti, pubblicati sul suo sito, nei quali spiega perché fare la linea Tav Torino-Lione. Eppure la presenza di amianto e uranio, la qualità dell’aria e l’inquinamento acustico sono tre aspetti che, secondo il fronte ostile alla nuova linea, determinerebbero forti rischi per la salute.
Le nostre belle montagne sono ricche di amianto, smarino e uranio , con l’inizio dei lavori si prevede un aumento dei problemi respiratori e, visto che si tratta di esposizione cronica, anche dei tumori. In particolare, le patologie legate all’ossido di azoto e ai particolati sono destinate a crescere del 10-15%”.
Ma questo non è un parere mio, è stato sottoscritto un documento da parte di 312 medici, farmacisti e operatori sanitari delle valli di Susa e Sangone, in provincia di Torino.
Sorvoliamo sugli espropri riguardanti i terreni e le case, la distruzione di un sito archeologico, di colture, di vigne e quant’altro…intanto per molti di voi si tratta solo di “problemi nostri”..beh..tipico dell’italiano medio, finchè non ci toccano il nostro giardino…
Vediamo di passare a qualche dato tecnico allora….
La CMC, cooperativa socia di Legacoop che ha vinto, assieme alla CCC, l’appalto per costruire la base di guerra Dal Molin, è stata condannata per disastro ambientale, lo scorso 3 marzo 2009 nell`ambito del processo ai cantieri per la TAV Bologna-Firenze.Dopo la scomparsa di decine di pozzi e sorgenti, e la morte fisica e biologica di preziosi torrenti appenninici, in alcune aree si ipotizza che si stiano intaccando riserve profonde, acque di lunga circolazione`. Secondo “L`Espresso` del 4 marzo, l´inchiesta sui danni causati dai cantieri Tav era divisa in due filoni principali: quello della contaminazione dei terreni e delle acque per effetto dello smaltimento delle terre e dei fanghi delle lavorazioni in galleria, e quello del drammatico prosciugamento delle sorgenti e dei fiumi del Mugello, una delle regioni più ricche di acqua d´Italia. Secondo le accuse, a causa dei lavori in galleria e della intercettazione «selvaggia» delle acque di falda, si sono seccati 57 km di fiumi, la portata di altri 24 km di corsi d´acqua si è drasticamente ridotta, sono state prosciugate 37 sorgenti e 5 acquedotti. Questi sono i pregressi.
Parliamo anche dei costi:
4 cm di Tav equivalgono ad un anno di pensione,
3 metri di Tav a 4 sezioni di scuola materna,
500 metri di Tav ad 1 ospedale da 1200 posti letto con 226 ambulatori e 38 sale operatorie.
Un km di Tav un anno di tasse universitarie per 250 mila studenti oppure 55 nuovi treni per i pendolari. L’Unione Europea ha finanziato la progettazione e le opere preparatorie della Nuova Linea Torino Lione nel 2008 per 671 milioni di euro. Tali impegni sono stati rispettati ed è ora in corso la realizzazione del sondaggio geognostico di Chiomonte. Così ci raccontano. Vi invito a fare una piccola gita domenicale in zona Chiomonte, a parte una valle militarizzata e un “cantiere che non c’è”, il panorama è davvero mozzafiato!
Siamo un Paese a cui manca tutto…e vogliamo adeguarci al resto dell’Europa senza averne i potenziali mezzi.
Vi invito ad approfondire la tipologia dell’opera in questione, la reale utilità e a mettere sul piatto della bilancia i pro e i contro, vantaggi e relativi rischi ambientali e non, io mi sono tenuta piuttosto “leggera” con le considerazioni.
Perdonate lo sfogo,sono stata anche un po’ approssimativa,ma vorrei smuovere le vostre coscienze, non siamo oscuri personaggi un po’ retrò, contrari al progresso a prescindere. Ci sono motivazioni forti dietro al nostro movimento. Ne va del futuro della nostra Valle e dei nostri figli. Informatevi, fermatevi un istante ad ascoltare le nostre urla silenziose.
Grazie.

 

Il nostro capoluogo, fogna d’Italia!

febbraio 9, 2012

 

La 7, programma: “Gli intoccabili”, protagonista: Perugia e il suo sindaco.
Sintesi: Boccali, primo cittadino del capoluogo umbro , viene seppellito in diretta non dalla “cattiveria” del conduttore e nemmeno dal realismo delle forze di sicurezze, ma da pochi, scarni, drammatici dati.
A Perugia non c’è un luogo dello spaccio…Perugia è il luogo dello spaccio!
… Si spaccia ovunque, sempre, davanti agli occhi di tutti. Nessuna remora, nessuna paura!
Amplissimo il giro di prostituzione “per tutti i gusti”: non raramente il pusher è anche pappone!
Cinquecento spacciatori accertati, di origine tunisina, senza contare i gentiluomini dell’Africa nera o quelli albanesi. Guadagni: 25.000 euro al mese, riciclati immediatamente e portati in patria, mezzo chilo di eroina venduta solo dai magrebini .
Attenzione si parla esclusivamente di eroina! Immaginiamo quali siano gli introiti aggiungendo a questi conti i denari derivanti dalla vendita delle altre sostanze…
La 7 ha il coraggio di intervistare i tunisini di ritorno dall’Italia: gente che nel giro di pochi anni ha costruito palazzetti da 300.000 euro, gira in macchine di lusso e dichiara spavaldamente di aver spacciato in Italia!
Il sindaco Boccali, che fa campagne antirazzismo colpevolizzando gli italiani e spende soldi per ospitare i gentili amici tunisini, ci rassicura in diretta: pensate, amici di Perugia, potete contare su 50 telecamere…
La battaglia, nella capitale europea dei morti per droga, è vinta!
FN Terni (Alessandro Micozzi)-FN Orvieto (Irma Trombetta Marzuoli)

Forza Nuova Terni un anno dopo

gennaio 5, 2012

(ASI) Terni. Nato a fine 2010, il nucleo della conca ternana tira le somme.  Dodici mesi di attività militante ed iniziative culturali, grazie alle quali il Cuib ha ottenuto una certa visibilità, conquistandosi di diritto un posto nella piccola scena politica ternana.
Tra gli eventi degni di menzione il convegno del 28 maggio 2011 a Piediluco  incentrato sull’usura bancaria (che ha addirittura attirato l’interesse della redazione di RadioRadicale) o la presentazione del libro-inchiesta sulla strage di Acca Larentia.

L’intervista che segue è stata rilasciata da Alessandro Micozzi, da poco più di due mesi neo segretario del nucelo rosso verde. Ex militante del Fronte della Gioventù, con una provata esperienza politica sul ‘groppone’, Alessandro delinea un quadro sintetico ma esplicativo della struttura della quale è responsabile. 

 
 
Quando e perché sbarca Forza Nuova a Terni?

 
Fn apre i battenti a Terni sul finire del 2010 con  lo scopo di porsi come alternativa politica, estranea agli schematismi di partiti sempre più lontani dalla gente e dai suoi bisogni.

 
Quali le principali tematiche affrontate?

Lotta al potere delle banche, all’usura, al signoraggio bancario; attenzione ai problemi ossupativi e di gestione della cosa pubblica.
 

Avete raccolto buoni frutti dopo dodici mesi di lavoro?
 
Abbiamo ottenuto risultati lusinghieri, concentrandoci sia sull’attività tradizionalmente ‘militante’ che su conferenze di carattere storico, politico e sociale. Buona la risposta della cittadinanza e di alcuni esponenti politici anche molto lontani da noi. Insomma, un duro lavoro poi ben ripagato.
 
 Nuovo anno, nuovi propositi…

Per il 2012  FN ha in cantiere diverse attività, tra le quali la già avviata battaglia in concerto con l’associazione SOS racket – antiusura di Fradiano Manzi, che ha visto aprire sportelli della stessa in tantissime sezioni del movimento. Il tutto senza togliere spazio e tempo alle problematiche locali,  intervenendo con atti di denuncia, ma anche con proposte concrete, che sono poi fra le linee guida del Movimento. Proseguire nell’attività culturale, compatibilmente con la disponibilità dei relatori che man mano inviteremo.
 
A settembre Forza Nuova compirà quindici anni. Quanto il partito è cambiato rispetto al 1997?

Negli ultimi anni FN è molto cambiata. A dispetto di come una certa stampa voglia dipingerci, c’è stato un ricambio importante nella classe dirigente nazionale. E c’è stato uno spostamento su una maggior formazione dei militanti sia culturale che organizzativo. Detta in breve chi entra in FN, non può pensare di avere l’atteggiamento da vecchia sezione della tessera in tasca e tanti saluti.Si richiede un impegno serio. Poi ci sono attenzioni importanti alla multimedialità, per esempio la nascita del blog “Il Megafono Umbria” espressione in rete di quella che fu l’ omonima edizione in stampa (https://ilmegafonoumbria.wordpress.com )
 

 Possibili alleanze politiche sul locale?

In questo momento non credo ci siano spazi per alleanze politiche. Sicuramente salutiamo con simpatia l’attenzione che alcuni dell’area (dell’ambiente di destra) ci hanno dedicato e con cui ho avuto piecere di parlare. Ma ripeto sono cose in corso d’opera. Anche se mi permetto un certo ottimismo. Per quanto riguarda l’ala del centro destra, ben venga la loro presenza alle manifestazioni che faremo, però nulla di più di un amichevole confronto. Ma questo lo facciamo a prescindere dalla fede di chiunque.Noi parliamo con chiunque ci rispetti.

Aborto garantito

dicembre 14, 2011

Non possiamo dire di essere giunti ora all’abominio, alla vergogna, alla degenerazione perché per noi anche i diritti gay, i matrimoni tra congeneri, le adozioni omo e le inseminazioni eterologhe lo erano e lo sono.

Possiamo però affermare con certezza indiscutibile che le notizie di oggi irrompono come tifoni sulle nostre rette coscienze che per nessuna ragione al mondo intendono cedere alla comodità dell’assuefazione e dell’abitudine.

Oggi, con l’annuncio di una nonna che si innamora del nipote dal quale, grazie ad un utero in affitto, avrà un bambino, siamo arrivati al compimento di quel percorso di degenerazione e traviamento di cui i carrozzoni dei gay pride non sono che la spettacolarizzazione e la vulgata.

Le lobby sataniche dell’annientamento dell’uomo che in Nuova Zelanda hanno registrato un successo tanto clamoroso, possono, in contemporanea dall’altra parte del mondo, gioire per un ulteriore eclatante trionfo: la risoluzione B7-0615/2011 che impone agli Stati europei di garantire il diritto di aborto, nell’ambito più generale di assistenza sanitaria e di prevenzione dell’AIDS.

Palese è la malafede dei parlamentari europei che da una parte sostengono la cultura gay e santificano i rapporti omosessuali, veri focolai della malattia e dall’altra fingono di combatterla inventando un nesso fantasioso ed improbabile tra AIDS e aborto.

 Esattamente come la strega incontrata da Hansel e Gretel che rimpizzava di dolcetti e premure i bambini che poi avrebbe mangiato, così le lobby europee sponsorizzano la gran parata del Telefono Azzurro e poi varano la risoluzione della morte.

Analisti, economisti, politologi indagano affannosamente i motivi per i quali quest’ Europa è stata un fallimento e, ve lo assicuriamo noi di FN, si candida ad una sequela di innumerevoli fallimenti futuri.

Permettete a noi che l’abbiamo sempre avversata e combattuta di rispondere in maniera netta e definitiva: perché le basi morali ed etiche sulle quali poggia sono fradice o, per essere più precisi, immonde e su tali basi nessuna impalcatura è destinata a reggere.

Sessantasei anni dopo

dicembre 11, 2011

Benito Mussolini giace nella tomba dal 1945.

In sessantasei anni è cambiato il mondo come non è cambiato in duemila.

Sessantasei anni di antifascismo: scritto, parlato, meditato e militato; antifascismo quotidiano: nelle scuole, nelle università, nei posti di lavoro, sul treno e sull’autobus; antifascismo di lotta, in piazza e di governo, in parlamento; presidenti della repubblica antifascisti e maestre dell’asilo antifasciste; scrittori, giornalisti, ballerine, cortigiane, pervertiti e damerini antifascisti.

Televisione e radio, giornali e riviste, naturalmente antifascisti.

Chiunque, da sessantasei anni in qua, voglia vantare meriti che non ha, non ha che dichiararsi antifascista.

Eppure  è da più di mezzo secolo che non c’è università, convegno, incontro, assemblea, libro di successo che non sia dedicato al grande Nemico ufficialmente morto, distrutto, annichilito, impiccato, sfigurato, superato.

Il fascismo che dovrebbe essere annegato nel sangue del Suo fondatore trucidato, il fascismo che dovrebbe essere stato definitivamente seppellito con i suoi eroi (pochi…RSI) e affossato dai suoi disertori (tutti gli altri), te lo ritrovi ovunque: al cinema, in televisione, sulla bocca del guitto miliardario; esplode in rete dove i siti dedicati strabordano di “contatti” e di fan e i discorsi risultano tra i file più ascoltati in assoluto.

E’ possibile mai che  sessantasei anni di antifascismo altro non abbiano prodotto che un odio irriducibile per il fascio o un grande amore? 

Possibile che nei centri sociali, classe 1980-1990, il fascismo sia un’ossessione e “fascio” un mantra?

Possibile che volendo guardare a qualcosa di grande, di emozionante, di impetuoso, gli uomini e le donne di oggi, pure giovanissimi, di meglio non trovino che volgere lo sguardo tanto indietro a quello che sarebbe dovuto essere un cadavere imputridito? 

Che ha detto questo fascismo?

Che è stato, per essere ancora così insistentemente presente? 

Nemmeno gli ultimi decenni di accanimento, di passione per il nulla, di frocismo indomito, di gay-pride animaleschi e di F-rocessioni blasfeme hanno potuto cancellare l’ammirazione che il fascismo suscita in un esercito di gente cui non è stato nemmeno concesso di studiarlo.

E’ un moto assolutamente spontaneo quello di coloro, e sono i migliori, i più sinceri, che non ne hanno letto sui libri, non ne hanno nemmeno ben approfondite le riforme, le realizzazioni e le innovazioni, ma che intuiscono che lì c’era qualcosa di giovane, di bello, di nuovo che oggi non c’è.

Cosa volle il fascismo? “Governare la Nazione”.

A qual fine? “Assicurare la grandezza morale e materiale del popolo italiano”.

Non preoccupava il fascismo la convergenza col socialismo per quel che concerneva la parte tecnica e  amministrativa dello Stato perché il fascismo fu ben al di là del socialismo.

Il fascismo non relegò l’uomo all’ economia, il fascismo fu per l’uomo integrale.

 Ha combattuto, siglando la sua condanna a morte, la massoneria e ha avversato l’uomo- ingordigia del capitalismo.

Oggi combatterebbe l’uomo – istinto del relativismo imperante e l’uomo-perversione della pederastia di massa.

 Intuiscono i nostalgici ventenni e sappiamo noi che il fascismo fu e sarebbe oggi il più radicale avversario, il più implacabile antagonista della grande finanza, rapace, ingorda e predatoria.

  In un’epoca di Monti senza vette e di Prodi senza arditi, l’ “uomo della Provvidenza”, da morto, sconfigge il più micidiale, il più prolungato, il più scientifico, il più colossale batage pubblicitario del mondo…e si riconferma per il Colosso che fu!     

Irma T.M.

La Cgil: 3000 sedi in tutta Italia e neppure un euro di Ici

dicembre 11, 2011
 
 

Altro che Vaticano. I sindacati vantano un patrimonio immobiliare immenso, ma non pagano un solo euro di Ici. Questo grazie ad una legge, la numero 504 del 30 dicembre 1992 (in pieno governo Amato), che di fatto impedisce allo Stato italiano di avanzare richieste ai sindacati. E i soldi sottratti, o meglio non percepiti, dalle casse statali sono davvero tanti: la Cgil, ad esempio, sostiene di avere circa 3mila sedi in tutta Italia, ma si tratta di una specie di autocertificazione, in quanto i sindacati non sono assolutamente tenuti a presentare i loro bilanci. Solo un altro dei tanti privilegi dell’”altra Casta”, come è stata brillantemente definita dal giornalista dell’Espresso Stefano Liviadotti, che con tale formula ha dato il titolo al suo libro/inchiesta sulla Triplice.
Se la Cgil dichiara 3mila sedi, la Cisl addirittura 5mila. E la Uil sarebbe in possesso di immobili per un valore di 35 milioni di euro.
La legge, però, paragona in modo del tutto immotivato i sindacati alle Onlus, ossia alle organizzazioni di utilità sociale senza scopo di lucro.
Senza scopo di lucro? I sindacati? Un paradosso. Ma c’è di più. Cgil, Cisl, Uil, Cisnal (poi diventata Ugl) e Cida hanno ereditato immobili dai sindacati del Ventennio fascista, senza dover pagare tasse. Tutto secondo legge, in questo caso la 902 del 1977, che con l’articolo 2 disciplina la suddivisione dei patrimoni residui delle organizzazioni sindacali fasciste.

Non c’è da stupirsi: soltanto nella scorsa legislatura, 53 deputati e 27 senatori, quindi 80 parlamentari in totale, provenivano dalla Triplice. Logico che in parlamento si facciano leggi “ad personam”, o meglio ad usum sindacati.
I regali più importanti, inutile dirlo, arrivano però sempre quando al governo c’è una coalizione di centro-sinistra.
Eccone alcuni: nel maggio 1997 il governo Prodi, per iniziativa del ministro della Funzione pubblica, Franco Bassanini, ha tirato fuori dal cilindro la legge 127, la quale grazie all’articolo 13 libera le associazioni dall’obbligo di autorizzazione nelle attività e nelle operazioni immobiliari. Con la finanziaria del 2000 vengono invece istituiti fondi per la formazione continua gestiti da sindacati e associazioni degli imprenditori. Ancora con il governo Amato, nel 2001 è fissato l’importo fisso per i patronati calcolato su tutti i contributi obbligatori versati da aziende e lavoratori agli enti.
Attraverso i patronati, i Caf (Centri di assistenza fiscale) e le deleghe sindacali sulle pensioni giungono fiumi di denaro nelle casse dei sindacati. Un meccanismo infallibile: i patronati si occupano di previdenza, richieste di aumento e pratiche di invalidità. E per ogni pratica l’Inps rimborsa. L’assistito del patronato è però logicamente anche un potenziale cliente dei Caf: i Centri di assistenza fiscale, nati ovviamente con la sinistra al governo (Amato, anno 1992), compilano le dichiarazioni dei redditi e le spediscono via internet all’Inps. Ad ogni spedizione corrisponde un rimborso, anche se i costi sono pressoché azzerati.
In soccorso dei Caf è arrivato persino il decreto legislativo 241 del 1997, governo D’Alema, che concedeva loro l’esclusiva sulla verifica dei dati inseriti sui 730. Costringendo il Ministero delle Finanze a elargire un rimborso per ogni 730 inviato dai Caf.
Peccato che tale decreto sia stato “bastonato” nel 2006 dalla Corte di Giustizia Europea, senza che nessun quotidiano nazionale sempre attento alle sanzioni europee ne abbia dato notizia. Ma su internet la notizia si trova.
Alla fine le entrate che derivano dai tesseramenti, la cui revoca è pressoché impossibile, sono quelle meno importanti.
Allora, i sindacati davvero meritano agevolazioni fiscali?

Alessandro Micozzi

Il rospo

dicembre 9, 2011

Come il rospo che nella paura gonfia il petto a mostrarsi più grande e minaccioso di quel che è, così noi umani, sovente, copriamo i nostri limiti esibendo arroganza e sicumera. Più teatrale lo sforzo, più profonda l’insicurezza.

L’italiano, guardiamoci attentamente allo specchio!, è sempre stato un rospo, un rospo col complesso dell’asino che, conscio di essere un orecchiante di talento, nasconde le proprie mancanze dietro la cortina fumogena della chiacchiera pressappochista. E’ però solo con l’avvento dell’era Monti che il connazionale tipo s’appresta a dismettere, non credo definitivamente, gli abiti rospeschi.

 Forse il capello bianco del nuovo capo del governo, forse gli incensamenti tributati dai media, indecentemente genuflessi difronte a Sua Signora Banca e ai di Lei adepti…gli italiani si sono chiusi in un silenzio, o meglio, in un mutismo reverenziale che ha dell’incredibile e che li candida ad un’altra spaventosa metamorfosi: da rospi a sogliole, senza aver mai nemmeno tentato di diventare principi, malgrado le promesse che la democrazia, come una fattucchiera televisiva, elargisce a tutti. Tacciono i sindacati che fingono sdegno e indicono, pro forma, uno scioperuccio-coffee break di appena tre ore laddove, in altre circostanze, avrebbero rievocato la marcia su Roma; tacciono gli intossicati dei centri sociali, tacciono gli impegnati del popolo viola, mentre le agguerrite signore di “Se non ora quando”, perdono l’occasione di tacere e si commuovono per le lacrime della ministra. Tanto evidente la metamorfosi e tanto repentina da lasciare, davvero, senza parole!

Appena qualche giorno fa, altro capo del governo, ciarlavano tutti come cocorite.

 Forse perché di Berlusconi, barzellettiere e puttaniere seriale, gli italiani non avevano soggezione e forse anche perché il bersaglio era sin troppo riconoscibile:la politica c’entrava poco, non avendo mai avuto, noi italiani, il gusto dell’approfondimento, però, almeno, s’era trovato il modo d’essere invidiosi fingendo d’essere indignati e tanto bastava…una pacchia!

Adesso la musica è cambiata: le amicizie inquietanti di Monti, le sue scellerate collaborazioni internazionali e le posizioni di Passera e Severino, coi loro conflitti d’interessi sterminati come le pampas, sembrano essere troppo in là, troppo difficilmente indagabili, troppo lontane, troppo ermetiche e sfuggenti per la distratta attenzione dell’italiano medio il quale, absit iniuria verbis, da rospo s’ è fatto, in un batter d’ali o, per restare in tema, in uno zompo, sogliola.

 È sgradevole dirlo, ma è il pesce dei fondali che, in questo preciso momento storico, ci rappresenta meglio: cieco solo da un lato e, esattamente come gli italiani intimoriti da Monti and company, vive, muto, appiattito sul fondo. Lo stesso fondo che ci apprestiamo a toccare e lo stesso silenzio!

Sarà che l’alta finanza è un nemico non immediatamente individuabile, sarà che i poteri occulti, per un popolo di allegri analfabeti, tali rimarranno, sarà che i modi dei nuovi padroni, dopo le carnevalate berlusconiane, appaiono addirittura raffinati, sarà che la Fornero così graziosamente gronda lacrime da parure di gioielli d’oro mal mimetizzate….sarà questo , sarà altro….a trovarlo un italiano che fiati!

 Eppure ce ne sarebbe….. Passera, ad esempio….: costui è stato amministratore delegato di Intesa(intesa come banca!) e oggi fa il ministro dello sviluppo economico e pure delle infrastrutture ed anche dei trasporti e delle telecomunicazioni. Però è stato proprio lui a trovare, tra i clienti della sua banca, i compratori di Alitalia ed è stata la sua banca a finanziare Della Valle e Montezemolo che si sono messi a fare i trenai per far concorrenza a Trenitalia. E non se ne esce neppure se si va per mare visto che, tra gli armatori, alcuni fanno parte della società Alitalia. Insomma, a meno che non decidiate di usare i pattini, Passera e la sua banca, in materia di trasporti, li incontrerete sempre. Una banca, la sua, molto politically uncorrect visto che s’appresta a licenziare 5000 persone mentre gli azionisti intascano 8 centesimi ad azione e l’ amministratore (Passera!) prese l’anno scorso uno stipendiolo di tre milioni 800.000 euro.

Gente attenta, i Passera, che solo oggi hanno fatto rientrare una piccola parte del gruzzoletto di famiglia(7 milioni di euro) cautamente trasferito a Madeira(paradiso esentasse) in attesa, fa sapere il neo ministro, di miglior collocazione in Italia. Giusta prudenza la sua visto che in due anni, tra il 2005 e il 2007 aveva intascato solo33 milioni di euro…..

Insegna il Vangelo che” i figli di questo mondo sono più scaltri dei figli della luce”.

Ha infatti una vista d’aquila l’unico occhio degli Illuminati; gli italiani, peggio della sogliola, hanno insabbiato il loro.

 Avvertiamo sentore di disfatta!

La dura, la tenera e la manovra

dicembre 8, 2011

 

Non sono così ingenua e non sono così giovane da non capire quanto fuori luogo e fuori tempo sia, oggi, rievocare concetti di compostezza, di limite e di dignità.

E’ un esercizio apparentemente sterile,  che,  se non altro, se proprio tutto è destinato a involvere e sfiorire in questo crepuscolo di civiltà, varrà come testimonianza.

L’ispirazione, o meglio il pungolo, non nasce, stavolta, dalla catastrofe che ha colpito l’Italia, ufficialmente consegnata, da un comunista mai pentito, nelle mani di banchieri massoni mai eletti, ma dall’indecente spettacolo dell’ asservimento puttanesco di quella categoria di gran ruffiani, giornalisti e intellettuali, che non guidano, ma soggiogano una opinione pubblica ormai degenerata in demenza universale.

Nessuno tra coloro che  in questi giorni hanno incensato il “sobrio” professor Monti, asceta della Trilateral, mistico della Goldman Sachs, anacoreta del gruppo Bildenberg, mi ha particolarmente colpito: i soliti lustrascarpe intenti a riciclarsi quali maggiordomi in casa di un ricco e famoso… stavolta, finalmente!, quotato a sinistra.

I ministri di cotanto signore non sono infatti vergini vestali e tantomeno solitari cenobiti della cultura, scomodati dai loro eremi per venire a salvare la Patria: c’è, tanto per fare qualche esempio, la candidata dell’UDC, c’è il guardasigilli di Prodi, c’è l’estensore della “riforma Bindi”, c’è il capo di gabinetto di Scognamiglio e il candidato del PD a sindaco di Torino.

Uno schieramento così a sinistra non poteva non emozionare la sinistra italiana.

Ma è forse la presenza di tre donne in posizioni rilevantissime che ha estasiato qualcuno che, purtroppo, non ha retto l’emozione.

E’ la signora Terragni!

Femminista implacabile, giornalista, blogger, conferenziera e pensatrice non originalissima, ma targata PD che difronte alle intolleranze vocianti del pubblico di Giuliano Ferrara non si  fa intimidire, si sdilinquisce,oggi, e va in sollucchero, per la rottura delle acque della ministra.

Per le lacrime della Fornero la temibile Marina si commuove, sbanda e sbotta perdendo del tutto quel senso del ridicolo che non raramente è ancora di salvezza pure per i meno dotati.

Scrive, la nostra, un’ elegia imbarazzante a quella che definisce la “ministra più bella del mondo”, citando un titolo tedesco che, a suo tempo,  celebrava le curve della Carfagna:

Dopo un ventennio di sentimenti ad personam. Lacrime, forse, di rabbia, per lo scacco, per non essere riuscita a trovare e imporre un’altra soluzione.”

 

Lacrime di rabbia dunque,” benchè le colpe non siano sue ma interamente di altri”, ci assicura la Terragni.

Lacrime che, a suo dire,” lasceranno un indizio prezioso per un modo femminile di intendere la politica, e per tutte quelle che vi si avventureranno”.

Dunque la via del giusto sentire è segnata.

Ci sono, come le leggi, i sentimenti ad personam: quelli fasulli che appartengono a chi non ci piace e quelli autentici, degli amici.

Ipse dixit!

Ma anche i termini della buona condotta in politica sono finalmente chiari:  le donne che in futuro saranno ministre non si sentano moralmente obbligate a lasciare la poltrona quando si troveranno ad avallare governi strangolapoveri.

Quanto è vero che non abbiamo rivali!

In certi campi non c’è partita, siamo le migliori…e andiamo migliorando.

Sarà che Grande Fratello (no, non nel senso di Monti!) docet.

Prima due lacrimucce da femminucce facevano fessi solo i maschi….oggi ci cascano pure quei cuori teneri delle femministe PD.

Elsa però è di altra pasta:culo saldo alla sedia  e klinex in borsetta…la manovra la commuove, ma non la smuove!

E quando, fra pochi mesi,  avrà lasciato a terra morti e feriti, un’altra soffiata di naso e la coscienza sarà salva.

La politica, in fondo, è roba da dure.

Irma  T.M.

Che bello il suicidio…dei vecchi!

dicembre 1, 2011

Da qualche tempo il suicidio va per la maggiore!

 Si butta dalla finestra Monicelli e vai con gli applausi..”ma che figo, ma che coraggio, ma che bravo!Wow! Che stile!”.

Coro di consensi e articoli dedicati !

Si ammazza Lucio Magri e…tutto normale, normalissimo, ordinaria amministrazione.Nemmeno avesse deciso di comprarsi un vestito nuovo!

Decide di farla finita il malato terminale  e… gaudio massimo, incensamento, inno alle cliniche della morte e sermone sul bel crepare!

Si direbbe un’ovazione monocorde al kamikaze….

Attenzione però…massima attenzione!

Quando il suicida non è vecchio nè malato la musica cambia e si ritrova il buonsenso.

Avete notato?

E’ accaduto tempo fa col tentativo messo in atto da uno sportivo e con quello, purtroppo riuscito, di un altro uomo di sport e di successo; con il caso del giovane diacono di Orvieto e con il ragazzo di Ficulle.

Il giornalista televisivo si fa mesto e il suicida non è più, d’emblèe, eroe, ma disgraziato( nel senso letterale del termine); non più padrone della propria esistenza, ma vittima della propria debolezza o, a seconda dei casi, della propria sfortuna o follia.

Dunque, la domanda: perchè a questa nostra società piace così tanto il suicidio dei vecchi e dei malati?

Perchè ritrova solo verso i giovani la pietas, l’equilibrio, l’assennatezza che l’occasione sempre e comunque meriterebbe?

Non sarà mica che la vita, quando è fatta di malattie e dolore, di decadenza fisica e spesso mentale, è un pro memoria intollerabile per chi si illude che scienza e botulino potranno regalarci 20 anni eterni ?

Non sarà mica che l’alleggerimento per le casse pubbliche dovuto alla  scomparsa degli “inutili”, sotto sotto non ci dispiace affatto?????

Chissà….

ll vero volto del Fondo Monetario Internazionale

novembre 30, 2011

Le strategie del Fondo Monetario Internazionale (FMI) hanno portato a politiche fallimentari riscontrabili in molti paesi mentre gli stati che hanno ottenuto un’elevata crescita economica sono proprio quelli che hanno rifiutato gli accordi con il FMI.

Ovunque le ricette economiche del  FMI  potrebbero aver contribuito alla stabilità del bilancio statale, ma sicuramente  non hanno favorito una vera ripresa economica. Almeno , questo è quanto asseriscono la maggior parte degli esperti.

Ora cerchiamo di capire il perché.

Che cosa accomuna Cina e Botswana? Nè l’una, nè l’altra nazione hanno un programma con il FMI, entrambe si sono sviluppate tramite proprie strategie.

Il FMI basa tutta la sua strategia sulla privatizzazione, liberalizzazione e macro stabilizzazione, ignorando però le reali esigenze della società moderna. Invece, per la Cina la priorità assoluta è stata la creazione di qualche milione di nuovi posti di lavoro ogni anno.

Il Governo ha mantenuto un livello basso dei tassi interessi per offrire l’opportunità alle persone di avviare nuovi affari. I paesi che hanno accordi con il FMI hanno gli interessi cosi alti che neanche se esistessero le condizioni socio-economiche degli Usa , la gente non potrebbe permettersi di prendere finanziamenti per intraprendere nuove iniziative economiche. “E allora, come possono fare questi paesi a svilupparsi?”La citazione appartiene a Joseph Stiglitz, il vincitore del premio Nobel per l’economia nel 2001.

Un anno prima della crisi mondiale del 2008, il FMI era un organismo senza attività, la storia spingendolo in una posizione  marginale. Le sue missioni in diverse zone del mondo forse potrebbero essere state, negli intenti, utili, però la percezione generale era di rigetto. Così forte era questo sentimento di rigetto che la fine dei suoi interventi nei diversi paesi  è stata considerata come una ‘liberazione’. In Sud America, dove ha avuto diversi anni fa una attività molto sostenuta,  alla fine il FMI è stato estromesso, quando non è stato cacciato in malo modo .

Il Fondo Monetario Internazionale è intervenuto poi negli anni 1997-1998 nella cosiddetta “influenza asiatica”. Gli analisti economici sostengono che nel 1997, la crisi finanziaria asiatica è stata causata dall’apertura dei mercati di capitali che ha portato ad un rapido afflusso di fondi esteri.

Tale situazione è stata sostenuta con vigore dal Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti d’America, nonostante che i paesi in questione avevano interessi alti per gli finanziamenti interni e non avevano necessariamente bisogno di aumento dei finanziamenti esterni.

Il capo-economista, vice presidente senior della Banca Mondiale del periodo in questione, e vincitore del premio Nobel, Joseph Stiglitz, ha sottolineato che i creatori di questa politica economica non si sono basati su accertati studi che dimostravano che l’apertura dei mercati dei capitali avrebbero portato alla crescita economica.

Invero nel caso dell’Asia le misure hanno sortito proprio l’effetto opposto. Infatti, tra gli anni 1996 e 1997, si ebbe un flusso inverso delle finanze, per cui invece di attirare gli investitori, i capitali uscirono per l’ 11% del PIL dalla Corea del Sud, Malesia, Filippine e Tailandia. L’abbandono da questi paesi dei fondi finanziari ha portato al crollo delle monete locali e ha scatenato un panico finanziario, così come ha dichiarato Mark Waisbrot, codirettore del “Center for Economic and Policy Research” di Washington. I paesi dell’Asia hanno messo in campo enormi risorse, facendo grandi sacrifici, per restituire nel più breve tempo possibile il denaro presso in prestito cosi che i rispettivi stati si liberassero dalle condizioni usuranti imposte dal Fondo.

L’ultimo intervento prima della recente crisi è avvenuto nei paesi ex socialisti dell’Europa centrale e orientale durante la transizione. In pochi anni la Russia ha perso fino alla metà del suo reddito nazionale  seguendo la  terapia d’urto  raccomandata dal FMI nel 1992. Nonostante il fatto che il FMI ha cercato di negare, la Russia ha seguito le politiche raccomandate, compresa la politica di immediata liberalizzazione dei prezzi (che ha portato ad una inflazione del 520% in tre mesi) e la rapida privatizzazione dell’industria. Il governo russo ha conseguito  la maggior parte degli obiettivi fiscali e monetari voluti dal FMI. Però la conseguenza è stata il crollo dell’economia e il baratto è diventato il mezzo di scambio commerciale preferito della popolazione. Alcuni paesi dell’area hanno addirittura  rinunciato prima ai prestiti del FMI, altri  più tardi, ma quando la transizione verso la democrazia era finita, contestualmente finiva anche l’attività del FMI negli stati dei paesi ex comunisti.

Quindi quasi quattro anni fa, circa nel 2007,  il ruolo internazionale del FMI  aveva concluso la sua funzione.

Negli ultimi due anni, il FMI è ritornato a svolgere di nuovo un ruolo di primo piano, non più sul suolo sudamericano o asiatico, ma nell’Europa. In tutti i paesi europei, dentro o fuori della zona euro, che hanno contratto prestiti, vedono comunque il FMI coinvolto in proporzioni diverse. Si tratta di un istituto finanziario che  fornisce il denaro, si potrebbe dire, quindi dov’è il male, specialmente quando i paesi dell’Europa hanno bisogno di risorse economiche. Ma il FMI offre aiuto alle proprie condizioni. . Ed è proprio le sue condizioni  che rappresentano il pomo della discordia, sono fonte di accese discussioni tra gli esperti.

Per esempio, la Grecia ha beneficiato del sostegno finanziario da parte di paesi  appartenenti all’area euro di 80 miliardi di euro. Allo stesso tempo, il paese ha contratto un prestito di 30 miliardi con il FMI. Anche come una misura di sostegno sta il fatto che il periodo di durata del prestito è stato aumentato da 3 a 7,5 anni. Qual è il prezzo pagato dalla Grecia? Oltre al servizio del debito, rappresentato dalla spesa per gli interessi corrisposti ai detentori delle obbligazioni statali, la Grecia ha dovuto impegnarsi nella privatizzazione di beni pubblici in valore di 50 miliardi di euro. Di sicuro non venderà le isole, come suggerito dalla rivista tedesca Bild, ma certamente lo stato greco rimarrà con un patrimonio pubblico estremamente diminuito. Che cosa succederà? Il patrimonio statale sarà venduto quasi gratuitamente. Chi lo comprerà? Il grande capitale.

Lo stato greco aveva violato la direttiva dell’UE sul rispetto dei parametri del deficit che imponeva di non  superare il 3% del bilancio, invece,  il deficit  ha raggiunto almeno il 9 %, generando così un debito pubblico mostruoso. A questo punto sarebbe opportuno chiederci chi ha permesso e finanziato tali deficit? Scopriremo che questi deficit sono stati finanziati principalmente da banche francesi e tedesche. Questa  potrebbe essere una spiegazione del perché le istituzioni europee non sono intervenute in tempo per impedire la crescita del deficit e del debito pubblico greco? Perché non si sono attivati quando la Grecia aveva superato il 3%? Ora, la Grecia è stata costretta a prendere un nuovo prestito che porta un nuovo nome: ”.debito sovrano”. Quindi debiti contratti dallo Stato ma pagati dalla popolazione greca! Con chi è in debito lo Stato greco? Per assurdo con quelle stesse banche che hanno finanziato il deficit.

Passiamo ora all’Irlanda. . Lì, la crisi è scoppiata nel settore bancario.

Le banche irlandesi detenevano un capitale maggiore di quanto si potesse immaginare. Da dove proveniva questo capitale? Non soltanto dalle risorse interne, ma anche dal capitale proveniente dalla Francia e dalla Germania. Ci si chiede per quale motivo il capitale europeo si è spostato in Irlanda? Perché l’Irlanda è stata ”la tigre europea”, registrando tassi di crescita impressionanti, e i capitali stranieri cercano sempre il mercato dove si ottiene facilmente il massimo profitto. Pertanto quando si è verificata la crisi e l’Irlanda aveva bisogno di un pacchetto di salvataggio, l’ ‘aiuto’ è stato offerto da istituti finanziari europei e dal FMI.  A chi viene offerto il prestito? Allo stato irlandese (debito sovrano). Dove va questo denaro? Alle banche che hanno innescato la crisi, molte delle quali, guarda caso, lavorano con capitale tedesco e francese.

Anche qui, come nel caso della Grecia, le condizioni del prestito sono ‘interessanti’.  L’ economia irlandese ha prosperato soprattutto a causa delle tasse ridotte che pagavano le società straniere che volevano investire. La condizione del prestito allo stato stabilisce che  l’Irlanda deve praticare le stesse tasse applicate  nella zona euro.  L’innalzamento delle tasse ha significato l’eliminazione dei grandi investimenti e quindi della principale fonte di sviluppo economico. A tutto questo si devono aggiungere i costi elevati  derivati dai tassi del prestito stesso,  tassi che sono il 3% più alti  rispetto a quelli di mercato (Tax Torment, The Economist, 19 marzo 2011).

I finanziamenti ricevuti dal FMI sono accompagnati dalla visione neo-liberale che ha dominato il neo-conservatorismo americano nei decenni passati. E che alla fine hanno portato alla recente crisi da cui è difficile uscirne. Sta diventando sempre più visibile anche in Europa l’idea di un mercato onnipotente  e la sua capacità di regolare e di governare le dinamiche economiche al posto della politica. In Europa si afferma sempre di più  l’idea che lo stato dovrebbe avere meno potere e influenza. Invece di meditare su un ripensamento di un ruolo dinamico dello Stato nel nuovo contesto di sviluppo, ad una combinazione funzionale di tutti i principali attori della società contemporanea – Stato, mercato, le forze non governative – l’Europa sembra sedotta con ritardo dal fallimentare modello neo-liberale americano. L’Europa sta entrando in contraddizione con la sua tradizione, che ha sempre riservato allo stato ed ai problemi sociali un ruolo speciale. Non si tratta soltanto di inaugurare uno squilibrio tra stato e mercato, ma della spinta dei mercati finanziari per avere una posizione dominante con la sottomissione di tutti gli altri mercati; l’inaugurazione di un nuovo ordine mondiale, l’ordine finanziario speculativo che rende più povere le nazioni e i popoli.

Remus T